Nessun cogenitore vince e nessuno perde…

 La logica cogenitoriale salvaguarda anche dalla univocità del pensiero, anzi richiede che non ci si impantani nelle stagnazioni del pensiero unico, dato che il femminile e il maschile – nelle visioni educative – hanno sfumature e colori diversi: se il maschile è proteso verso il divenire e il femminile verso l’esserci, custodire l’esserci e far crescere il divenire sono due polarità che comunque devono essere co-presenti nell’educazione del figlio. Ritornando al nostro esempio didattico, il fatto che un genitore assuma una o l’altra prospettiva deve avvenire sempre nella consapevolezza che la prospettiva dell’altro cogenitore  è indispensabile: qualunque sarà l’ora scelta per il rientro della figlia, il processo decisionale sarà stato una valida esperienza relazionale di confronto con le diversità, che assumerà anche valore di modelling per i figli (al di là del loro facile schierarsi con il genitore più propenso al divenire che al custodire). In tale impostazione nessun cogenitore vince e nessuno perde: volendo comunque usare un riferimento alla lotta, chi vince è la crescita del figlio e l’educazione al confronto con le diversità come modalità relazionale indispensabile della casa e della città. Sono esperienze e modalità non facili, certo, da realizzare, ma necessarie per una sana crescita dei figli e per il futuro della polis.

Giovanni Salonia, Verso un nuovo stile di cogenitorialità. La prospettiva gestaltica, in Aluette Merenda (ed.), Genitori con. Modelli di coparenting attuali e corpi familiare in Gestalt Therapy, Cittadella Editrice, pagg. 119-120



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