L’ipotesi
presentata è quella di interpretare i risultati del test di Rorschach in
termini relazionali e non intrapsichici. Il contributo propone l’utilizzo del
test, all’interno del percorso terapeutico, somministrato dal proprio terapeuta.
Quel
test, il ‘nostro’ test, proprio perché intriso dell’influenza e della
presenza (corporea e identitaria) del terapeuta, non restituirà informazioni su
un’astratta ‘personalità’ ma capterà la configurazione del
paziente-in-relazione-al-proprio-terapeuta: il loro ‘tra’.
Come
se il Rorschach immortalasse il sé del paziente perimetrato dalla presenza del
terapeuta: in altre parole, la loro relazione reale e concreta, qui-e-ora.
Non
dovremmo avere timori, dunque, nel somministrare il Rorschach ad un nostro
paziente: nei risultati di ‘quel’ test ritroveremo le tracce della danza
relazionale che si realizza nell’incontro terapeutico. Potremmo scorgere
informazioni utili sullo stato dell’arte della relazione terapeutica. Alla
domanda: “Cosa vedi in questa macchia?”, potremmo rispondere: “il nostro tra”.
Dott.
Giorgio Raniolo
Discussione
di Tesi di Specializzazione sede di Ragusa – 19 Maggio 2017
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