Sotto
il profilo psicoterapeutico, quando si è davanti alla vergogna nel lavoro di
coppia ci si trova in un passaggio delicato, perché si sperimenta la
possibilità che emergano parole legate a vissuti personali mai comunicati e, in
relazione a questo, la paura di far riaffiorare e rivivere ferite mai sanate
prima. Ma allo stesso tempo questa è una possibilità che diventa occasione
propizia per i partner, il next’ che permette di superare quello che
blocca il loro autentico stare insieme, proprio perché dove c’è la vergogna – e
con essa la paura e la sensazione di non essere accolti – lì c’è anche una
intenzionalità di contatto rappresentata dal desiderio inespresso di vicinanza,
di intimità al fine di raggiungere pienamente l’altro. E il lavoro terapeutico
si concentra proprio partendo da questa possibilità che i partner sperimentino
un contatto sano con l’altro. In questo interscambio di dipendenza e autonomia
tra i due, può aver luogo una nuova intimità, in cui potersi riconoscere e accogliere
nelle altrui diversità e quindi sperimentare una solida appartenenza, dove nudità
e sicurezza potranno coesistere in forma armonica.
Daniele
Marini, La vergogna nella coppia: un appello all’intimità, in GTK 4,
Rivista di Psicoterapia, Dicembre 2013, pagg. 131-132
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