Il buon funzionamento di una coppia
coniugale, e ancor più genitoriale, non implica l’assenza di conflitti o la
soluzione precoce degli stessi, ma la capacità di rimanere aperti a un’altra
prospettiva che include il pensiero dell’altro, che è diverso dal proprio,
senza ricercare o dimostrare necessariamente di possedere la verità (Salonia,
2009). A volte tutto questo determina smarrimento di sé e delusione nei
confronti dell’altro, sofferenze e incomprensioni. Riconoscere che il pensiero
dell’altro, seppur diverso dal nostro, ci parla anche di noi, delle nostre
paure e difficoltà, è importante per non rimanere cristallizzati sulle modalità
iniziali di vivere il rapporto, e per aprirsi a nuove risorse ed energie
creative per crescere nella relazione con l’altro, facendo in modo che ciò
possa diventare pienezza per entrambi nella coppia. Far dialogare le differenze
e le contraddizioni dentro e fuori di noi è il confine labile e incerto tra la
possibilità di pienezza o di fallimento della coniugalità e della
genitorialità. La crescita ha bisogno di due prospettive e di uno stile
educativo che non sia né scisso, né inconciliabile. Se c’è rispetto e
gratitudine per il pensiero dell’altro, qualunque soluzione risulterà altamente
educativa.
Valeria Conte, Coparenting e Gestalt Therapy tra pienezza e fallimenti della traità
primaria, in Aluette Merenda (ed.), Genitori
con. Modelli di coparenting attuali e corpi familiari in Gestalt Therapy ,
Assisi 2017, Cittadella Editrice, pagg. 138-139
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