A
questo punto il cerchio si chiude. Quando la terapia finisce, l’esperienza può
ricominciare a fluire. Ma ciò che è accaduto nel setting non è possibile che
rimanga senza conseguenze. L’esperienza, quando è effettiva, genera
apprendimento. Il paziente che lascia la terapia ha imparato a scoprire nel
proprio passato – secondo lo spirito genuino dell’ermeneutica – una grande
possibilità creativa. Riappropriarsene significa in fondo ritrovare in se
stessi i poteri straordinari dell’infanzia: la spontaneità, l’immaginazione, la
capacità di impegnarsi totalmente nell’esperienza, il candore di un’apertura ingenua
e fiduciosa alle molteplici occasioni della vita. Ricordare in GT non vuol
dire, insomma, riportare alla luce della coscienza un antico reperto di cui poi
liberarsi come un peso, ma riscoprire un ventaglio di possibilità disponibili
per il momento presente.
Antonio Sichera, Ermeneutica
e Gestalt Therapy. Breve introduzione ai fondamenti di una diagnosi gestaltica, in G. Salonia, V. Conte, P.
Argentino, Devo sapere subito se sono
vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe, pag. 16
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