Per
lavorare in modo chiaro con pazienti che hanno uno stile compulsivo-espulsivo,
è utile ricordare i diversi sensi in cui può essere intesa la colpa. Quella
nevrotica (senso di colpa) nasce dall’angoscia di lasciare la confluenza, che
si declina come paura della solitudine e dell’unicità, come terrore di
eventuali rappresaglie da parte di chi si è abbandonato; il sentirsi colpevoli
di fronte ad un errore commesso è invece sano ed esprime senso di
responsabilità (anzi, è necessario ribadire che per crescere in modo integro e
pieno bisogna accettare tale rischio: gli umani possono sbagliare, possono trasgredire
e produrre sofferenza negli altri). È segno di integrità, in tale evenienza,
riconoscere con umiltà e dignità lo sbaglio compiuto o il dolore arrecato. Una
paziente raccontava che non riusciva a non tradire il marito e, nello stesso
tempo, non riusciva ad assumersene la responsabilità: si diceva che questo non
sarebbe dovuto accadere a lei e torturava (se stessa e gli altri) con gesti compulsivi
espulsivi (lavare continuamente biancheria) per espellere il desiderio di
tradire e il tradimento stesso. È necessario tener presente che anche il
separarsi in modo sano produce sofferenza (la solitudine di chi se ne va e il
dolore di chi è lasciato).
Giovanni Salonia, L’angoscia dell’agire tra eccitazione e trasgressione. La Gestalt
Therapy con gli stili relazionali fobico-ossessivo-compulsivi in G.
Salonia,V. Conte, P. Argentino, Devo
sapere subito se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il
pozzo di Giacobbe, pag. 212
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