M.
non ha la necessità, ora, né la possibilità, di guardare alla propria storia e
alle relazioni primarie nelle quali si dibatte con dolore e furia. Deve
chiarirsi, momento per momento, che cosa gli succede attraverso una relazione
nella quale le ondate emotive trovano spazio e contenimento, in modo che i
vissuti comincino a differenziarsi, quasi a distendersi, nel senso di avere un
intervallo, un respiro tra l’uno e l’altro, invece di essere serrati in un
vortice angosciante. La ripetizione di questi racconti, caotici, sempre diversi
eppure simili, sono un modo per preparare il terreno alla riconoscibilità e
alla definibilità del sentire e, nella relazione con l’altro-terapeuta, un modo
per saggiare il terreno. Avvicinarsi gradualmente, vedere se l’altro regge, se
si stanca e alla fine si allontana anche fornendo sbrigativamente spiegazioni e
interpretazioni.
Andreana Amato, “«…Come se fossi nata ‘dispara’…» Il
modello di Traduzione Gestaltica del Linguaggio
Borderline (GTBL). Attestazioni cliniche”,
in G. Salonia (ed.), La luna è fatta
di formaggio. Terapeuti gestaltisti traducono il linguaggio borderline, Ed.
Il pozzo di Giacobbe, pagg. 117-118
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