Quando
un evento negativo irrompe nella vita di un uomo, mettendo in crisi gli
equilibri preesistenti, la prima reazione che egli mette in atto è il rifiuto,
la negazione della realtà, la fuga dalla ferita dolorosa e incombente. Al di là
delle apparenze, una tale reazione può considerarsi non solo legittima, ma
anche psicologicamente sana. Essa, infatti, ubbidisce alla necessità di
prendere le distanze da uno shock per recuperare, anche se momentaneamente,
equilibrio e salute emotiva. Da questo punto di vista il rifiuto non va
combattuto ed è meglio non affrontare la ferita, fino a quando è possibile
lenirla. Il rifiuto aiuta a superare la paura ed evita, in qualche modo, di
essere sopraffatti dall’ansia eccessiva, dall’insicurezza, dalla
disapprovazione che fiaccano sempre ogni capacità di ripresa. Il rifiuto, però,
non può prolungarsi eccessivamente nel tempo. In questo caso, esso finisce col
trasformarsi in un pericoloso ostacolo al necessario confronto con le emozioni
forti che stanno sullo sfondo. Le emozioni negate e rifiutate, prima o poi,
emergono sotto forma di immotivata irritabilità, di eccessiva aggressività
verso gli altri. E’ la fase della collera, le cui manifestazioni dipendono
dalla profondità delle ferite e dalla facilità ad esprimerla. Anche la collera
cela in sé aspetti sani e positivi. Essa non solo permette di lottare contro
ciò che si teme, ma fornisce anche l’energia necessaria per cambiare quanto
deve essere cambiato, consentendo così di migliorare l’ambiente e di renderlo
più amichevole. Ed è ancora la collera che aiuta ad amare se stessi, mettendo a
fuoco ciò che è all’origine della ferita e che va curato. Paradossalmente la
collera, ponendo in luce chi è stato l’autore della ferita, crea le condizioni
preliminari per poterlo poi amare e perdonare. Le paure che vengono da fattori
esterni diminuiscono progressivamente solo nella misura in cui si affrontano le
forti emozioni della collera. Riuscire a formulare e poi ad esprimere in modo
costruttivo i propri sentimenti, aiuta non poco a guarire quelle ferite di cui
la collera è espressione.
Giovanni
Salonia-Pietro Cavaleri, Cammino
dell’uomo e stagioni della vita, in
In charitate pax. Studi in onore del Cardinale Salvatore De Giorgi, a cura
di Francesco Armetta e Massimo Naro, Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia
“San Giovanni Evangelista”, Palermo 1999, pag. 551
Etichette: #giovannisalonia, #PietroCavaleri