Vuole
iscriversi nuovamente al primo anno di psicologia. È come una situazione
incompiuta. Penso che sia buono, ma nello stesso tempo è necessario sostenerlo.
Lo scompenso psicotico che determinò il delirio strutturato del paziente fu una
proiezione nel mondo non sostenuta (non poteva allontanarsi da sua madre, ma
doveva farlo e si era iscritto al primo anno di università in una città
lontana, in un collegio di preti, un rigido contenitore che lo invase; i preti
diventarono, infatti, i persecutori del suo delirio).
–
Mi sono iscritto a Palermo, non so se potrò più venire.
–
Penso che dovrà venire, perché è necessario un sostegno.
–
Sì, vero, ma se devo frequentare?
–
Potrà venire anche una volta ogni quindici giorni.
–
Benissimo – il suo viso si rilassa, non gli sto impedendo di andare e non lo
sto cacciando via.
Valeria
Conte, Il lavoro con un paziente
seriamente disturbato: l’evoluzione di una relazione terapeutica in G. Salonia,V.
Conte, P. Argentino, Devo sapere subito
se sono vivo. Saggi di psicopatologia gestaltica, Ed. Il pozzo di Giacobbe,
pag. 104
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