Il vedere dell’invidioso nasce dal suo cuore…

È questo dialogo intrapersonale il segno che dal bisogno si è passati al desiderio e che si è capaci di scelta matura (funzione-Io del Sé) perché si è consapevoli e in contatto con la funzione-Es (cosa sento e cosa voglio a livello di sensi e di emozioni) e con la funzione-Personalità (chi sono io, l’identità assimilata).
Tre funzioni che diventano tre modi di essere e, quindi, di vedere il mondo. In modo ameno potremmo dire, secondo l’esempio, che esistono tre dolci: quello da mangiare subito (funzione-Es), quello da non man­giare perché fa male (funzione-Personalità), quello ‘inventato’ dalla funzione-Io, che trova un modo di integrare ogni bisogno nella propria identità. L’esperienza insegna che cambiando i vissuti cor­porei e relazionali cambia anche la percezione delle cose: la Gestalt Therapy, confermando che il mondo lo si vede sempre con il cuore, ha precisato che lo sguardo sul mondo viene dal corpo vissuto, ossia un corpo fatto di emozioni, di storia, di crescita. Se il vedere dell’invidioso nasce dal suo cuore e non è un riflesso automatico (vedo uno più fortunato e – automaticamente – lo invidio), allora, contrariamen­te alle conclusioni depressive di Freud e della Klein che connotano l’invidia come incurabile, esistono dei percorsi che trasformano l’energia dell’invidia in crescita personale.


Giovanni Salonia (ed.), “I come invidia”, Cittadella Editrice - Psicoguide, 1° Edizione Marzo 2015, pagg. 65-66




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