L’adulto può entrare
nel mondo simbolico del gioco soltanto a piccoli passi, rispettando il
linguaggio del bambino e fornendogli alternative che possa sentire come sue,
con quell’“Ah!” di meraviglia, caratteristico di chi coglie la proposta
proveniente dall’esterno come perfettamente in sintonia con ciò che egli/ella
desidera. Così accade ad esempio con
Marco, che gioca sempre a sparare con i fucili. Marco è un bambino sereno, ma
troppo spesso lasciato davanti alla televisione, di cui beve i modelli di
interazione violenta presentati dai cartoons. Il rischio, per Marco, è tra
l’altro quello di non sperimentare alcun gioco con i compagni e di ripetere lo
stereotipo delle pistole come l’unico approccio possibile. La proposta della
maestra di costruire un fortino, coinvolgendo i compagni e accogliendo diverse
idee di realizzazione, permette al bambino di fare esperienza di quell’“Ah!”
capace di dargli un grande senso di appagamento.
Dada
Iacono – Ghery Maltese, “L’invidia, i bambini, le fiabe”, in Giovanni Salonia
(ed.), “I come invidia”, Cittadella Editrice - Psicoguide, 1° Edizione Marzo
2015, pag. 85
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