È la sapienza educativa che mentre mette in crisi l’ubbidienza delle
regole illumina la vera regola, la regola delle regole: avere ‘un cuore buono’.
In questo svelamento è nascosta la cifra interpretativa di Pinocchio. Senza questa chiave di lettura le
contraddizioni del libro – evidenziate da qualche critico come Manganelli – non
riescono a ricomporsi in un senso coerente. Collodi avverte la profonda
contraddizione educativa che consiste nel raccomandare ai ragazzi di essere
buoni – studiare, stare con i compagni diligenti, rispettare le regole – e,
nello stesso tempo, nell’augurarsi in modo implicito che abbiano il coraggio di
uscire fuori dai recinti, di fare esperienze, di imparare a cavarsela anche
lungo sentieri impervi e rischiosi. La bontà che trasforma il burattino in
ragazzino è quella del ‘cuore buono’, non quella dell’ubbidienza (spesso dovuta
a paura e a dipendenza). Le regole senza relazione creano burattini, la
relazione (‘il cuore buono’) crea corpi umani. Pinocchio infatti viene
premiato, guadagna il suo corpo, lo ritrova perché si è collocato nella regola
d’oro delle relazioni.
Giovanni Salonia, Sulla
Felicità e dintorni. Tra corpo, parola e tempo, Ed. Il Pozzo di Giacobbe, p.
65-66
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