Si raggiunge il “potere personale” (termine caro a C. Rogers) e
ci si riconcilia con se stessi e con la vita, se si riesce ad esprimere fino in
fondo l’artista che vibra e freme nell’intimo di ogni vivente. Impresa ardua,
ma inevitabile. Primo passo sarà, forse, accettare la propria intima solitudine
secondo il famoso detto di Duns Scoto: Ad personam requiritur ultima
solitudo. La solitudine radicale ci fa soggetti. Quindi, entrati in
contatto con la propria unicità, sarà necessario rischiare di esporsi al mondo
vincendo - ecco il potere! - la fobia di valutazioni esterne. Infine, esprimere
pienamente la propria creatività sconfiggendo - ancora potere! - la fobia
dell’essere concreti e limitati connessa con il narcisistico rimandare progetti
sempre annunciati e mai incarnati. Solo se si riesce a vivere la propria vita
come un’opera d’arte, il bisogno di potere dentro di noi si placherà e
diventerà creativo e positivo non solo per noi ma anche per gli altri.
Giovanni Salonia, Yes, we can. Il fascino
del potere di creare o distruggere la relazione in Messaggero Cappuccino.
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