Dalle
relazioni interpersonali sappiamo che è difficile distinguere nel messaggio
verbale quali sentimenti, in realtà, corrispondano allo stato emozionale
attuale. Per questo noi, in genere, per interpretare i sentimenti sperimentati
da un individuo, prestiamo più attenzione ai segni non verbali. Ad es., se
abbiamo dubbi riguardo agli atteggiamenti dell’altro nelle dimensioni
“emozionale” e “di controllo”, possiamo leggere spesso nei segnali non verbali
l’atteggiamento autentico. Quando notiamo discrepanza tra i messaggi comunicati
a livello verbale e quelli comunicati a livello non verbale, diamo più
credibilità a questi ultimi. Per es., se una persona dice a un ospite con voce
tremante e con un corpo rigido: “sono felice di rivederti!”, l’ospite avrà
difficoltà ad interpretare letteralmente le parole che ascolta, e cercherà
ulteriori informazioni per comprendere questo tipo di comunicazione che si
contraddice nei due livelli.
Il grado più
autentico della comunicazione non verbale è alla base dell’affermazione di
Brown-Keller (1973,58) quando dicono che i messaggi non verbali costituiscono
la chiave per l’interpretazione della comunicazione verbale.
Herbert
Franta, Giovanni Salonia,
Comunicazione
interpersonale. Teoria e pratica, LAS - Roma, 8° ristampa, settembre 2008,
pag. 60
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