Psicologia del vestire...


Vergogna e pudore determinano significati e dinamiche differenti nel modo di vivere la nudità e il vestirsi. 
Il cammino che va dalla vergogna al pudore attraversa tre sentieri impervi. Il primo è quello di accettare il proprio limite di cui la nudità è segno: in ogni corpo, infatti, è scritta la creaturalità (abbiamo il corpo che ci è stato dato e non quello che avremmo scelto), la temporalità (il tempo cambia i corpi), la concretezza (nessun corpo ha la ricchezza di tutti i corpi). Il secondo sentiero riguarda il compito evolutivo di (ri)scoprire la bellezza della propria nudità al di là di ogni canone estetico: in questo senso, la bellezza “salverà il mondo” se sarà riscoperta in ogni corpo, comunque esso si presenti. Terzo camino è quello di ritrovare la propria interiorità: usciti dalla ‘estetica dello sguardo’ (proprio e altrui) che scruta, valuta, rifiuta, si può entrare dentro la propria pelle (‘estetica dell’esperienza’) e abitare il proprio ‘corpo vissuto’ come declinazione prima dell’esserci. Questi tre itinerari conducono alla scoperta del pudore, che è fatto di gratitudine e  di chiarezza dei confini propri ed altrui. Solo due nudità luminose, abitate e custodite con pudore, possono – come ci ricorda la Psicoterapia della Gestalt – sperimentare la pienezza del reciproco compenetrarsi (o pericoresi).
Giovanni Salonia

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